Meno male che 'sale' mamma da Roma!

Eccomi qua, Roberto, 33 anni, romano “de Roma” e per lavoro milanese d’adozione.

Sembra ieri quando presi per la prima volta un biglietto di sola andata per incominciare questa avventura “del Nord” e dissi a mia madre: “Ma ti pare che in valigia mi porto il cibo?? Guarda che ho viaggiato in lungo e largo per il mondo e ovunque sono andato IO ho sempre mangiato il cibo del luogo….Sono un viaggiatore IO….mica un turista!”.

E’ passato circa un anno e mezzo da quella affermazione e, sarà forse l’età che avanza o il famoso biglietto di sola andata, ma dopo neanche un mese ho incominciato a sentire la nostalgia della cucina di casa mia.

Dopo settimane di surgelati, sushi bar, pizze varie, presi coraggio e dissi a me stesso che forse era arrivato il momento di cucinare qualcosa. Il problema principale era che della cucina lombarda non conoscevo nulla e le uniche ricette di cui avevo preso nota erano quelle romane.
Ma, forte del fatto che fossi a sole 3 ore di treno da casa, non mi scoraggiai e andai quindi al mercato rionale.

La grande frase d'effetto con cui mi rivolsi alla 'sciura' milanese fu:
“Buongiorno, vorrei prendere un po’ d’abbacchio e, se le ha, anche le spuntature per favore. Che, poi sa mica se c’è un fruttivendolo qui vicino che mi serve la cicoria e le puntarelle?"

Lo sguardo della sciura alla cassa fu emblematico, quasi simile al mio quando giudicavo i turisti americani a Roma che, seduti accanto al mio tavolino in un ristorante qualsiasi a Trastevere, chiedevano al povero cameriere le tagliatelle "Alfredo" con un cappuccino .. Eh certo, le tagliatelle Alfredo con il cappuccino sono la morte sua!...
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Tornando al mio shopping 'romano' a Milano, quel giorno feci ritorno a casa con un pò d'insalata e qualche hamburger, che tra l'altro non riuscì nemmeno a preparare con dei condimenti perché: "Guardi che qui gli odori non sono compresi, se vuole la cipolla o la carota la deve pagare, sa”.

Fu così che misi l’orgoglio da parte e chiamai mia madre chiedendole, quasi in lacrime: "Non è che puoi salire e mi porti i cavolfiori del fruttivendolo accanto a casa mia e la carne di Gianni, quella buona, quella che viene dall’Abruzzo che qui l’ho mangiati gli hamburger, ma non sanno di niente!”.

Neanche una settimana dopo andai a prendere mia madre alla stazione Centrale e, alla stregua di qualche film neorealista di memoria felliniana, si presentò con una grande, ma che dico, enorme busta frigo piena di leccornie di casa. Solo qualche mese prima probabilmente mi sarei vergognato di quella scena ed invece quel giorno, mentre lei mi faceva la lista del cibo di Roma che a breve avrei di nuovo assaggiato, mi sentii fiero e finalmente in pace.

Quella sera mangiai una bistecca buonissima, del pecorino romano e le famose puntarelle; come dolce il maritozzo alla panna, il mio preferito.

Saranno stati i sapori di casa mia, quelli che mangiavo una volta e che hanno caratterizzato da sempre la mia infanzia, ma quella sera dissi finalmente addio alla gastrite e andai a dormire felice.

Incominciò così la mia nuova vita, quella 2.0, fatta di schiscette di cibo romano e di verdure che “solo da noi sanno qualcosa”. Il grandissimo problema, però, è che il treno costa parecchio e quindi spesso il frigo rimane vuoto e la nostalgia del cibo di casa ritorna.


Il mio frigo quando arriva mamma!


Meloportitu, da quando vi ho conosciuti mi si è aperto un mondo; io ho bisogno di voi!
Vuoi mettere una carbonara o una amatriciana con il guanciale di Roma? Ma chi me lo porta? Meloportitu??!

Claudia

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